Il brand agisce a più livelli.
Lo si assorbe in modo conscio e inconscio.
Tutto ciò che rimane appiccicato nella testa delle persone che vengono in contatto con i nostri prodotti o servizi o più in generale con la nostra azienda - in modo desiderato o non consapevole - è il risultato dell'azione del brand sulle percezioni del nostro pubblico.
Un aspetto che viene spesso tralasciato è l'impatto percettivo globale del brand che può avere su tutti i nostri sensi.
Non è un segreto che i più evoluti marchi di moda lavorino su quest'aspetto ponendo particolare attenzione.
Si pensi a marchi di abbigliamento sia di nicchia che massivi come Hollister - Alcott - Abercrombie & Fitch nei tempi che furono.
L'impatto sui sensi dei consumatori è studiato a tavolino. Si pianifica ciò che vedranno, i profumi che inebrieranno le narici, i colori e non ultimo la musica da trasmettere nello store: lo stile, il volume, le pause.
Ciò che entra nelle orecchie del consumatore mentre vive l'esperienza è spesse volte sottovalutato.
A volte capita di entrare in attività aperte al pubblico, o di guardare qualche video aziendale dove la musica utilizzata è completamente fuori fuoco.
I casi più eclatanti sono i luoghi di ristoro.
Ristoranti di livello, osterie, pizzerie, bistrot e via discorrendo.
Ci deve essere allineamento tra il locale e la sua immagine e la musica che viene trasmessa.
Innanzitutto se vogliamo agire come brand e non solo come intrattenitori dobbiamo capire che è un aspetto della nostra attività importante tanto quanto i piatti che serviamo.
Do per certa la qualità dell'esperienza papillare, perché se così non fosse il problema è a monte e probabilmente più grave.
Da cliente se entro in una osteria romana non mi aspetto di sentire musica tecno o una radio mainstream. Vorrei ascoltare la voce di Mannarino, di Califano, di Gabriella Ferri, di Venditti o Baglioni. Se vuoi raccontarmi Roma attraverso i piatti, fammela vivere anche con le orecchie. Sintonizzati su una radio locale dove possa scorgere l'accento romanesco.
Se vengo a mangiare cibo indiano, non voglio ascoltare Rkomi.
Voglio - senza saperlo - che la musica accompagni la mia esperienza non che la sovrasti con il suo volume alto.
I clienti anche se non lo dimostrano apertamente non vogliono solo mangiare, vogliono immergersi in un'esperienza coscienti o meno.
Vogliono trascorrere tempo di qualità e intanto cibarsi.
Pianificare la giusta playlist per accogliere clienti o per costruire i propri video deve essere intesa come un'azione di branding, atta a rendere più coerente la nostra percezione nel cervello delle persone con cui veniamo in contatto.