Può un imprenditore non essere ispirato?
Cosa dare da mangiare ai nostri sensi per attivare quel processo di creatività interiore, base necessaria per la realizzazione di qualsiasi visione e progetto?
Se stiamo concentrati sulla nostra attività in modo continuativo, senza prenderci del tempo e degli spazi per “altro”, difficilmente riusciremo a sprigionare pensieri e intuizioni differenti in grado di apportare maggiore valore.
Inforcheremo un solo paio di occhiali con cui leggere la nostra realtà e perderemo un numero infinito di sfumature con cui colorare la nostra attività stessa.
Per far comprendere più a fondo ciò che intendo, voglio citare la mostra “Street photographer” sugli scatti segreti di una donna: Vivian Maier, che ho avuto il piacere di visitare qualche anno fa.
La Maier nacque a New York nel 1926, nel quartiere del Bronx. Di mestiere faceva la bambinaia e si ritrovò fotografa per vocazione.
Fotografava per desiderio di farlo, non per vendere i suoi scatti, infatti il suo valore verrà riconosciuto solo dopo la sua morte.
Per la fotografa tutto poteva diventare ispirazione.
Un atteggiamento più che altro, che permette di affrontare tutto e tutti a cuore aperto attivando aree e risorse sopite fino a qualche secondo prima in noi stessi.
Se l’imprenditore rimane fisso sulla sua ossessione senza mai lasciare rigenerare l’ossigeno delle informazioni del cervello si preclude la possibilità di far fare streching mentale e far fluire nuove idee e soprattutto … nuove connessioni.
Settembre 2023