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Il Sarcofago di Spitzmaus

Tavolini, sedie, due flipper e un juke box aiutano a creare l'atmosfera che si doveva respirare in Italia nelle latterie degli anni '50. Quando riesco vado a fare colazione al Caffè Luce dentro Fondazione Prada. Un luogo dove mi è facile perdere di vista l'orologio e trovarmi a galleggiare nel tempo.

Cappuccio e brioche seguito da qualche passo tra i cortili della Fondazione e i minuti evaporano. Ieri complice la giornata di festa e nessun impegno urgente sono entrato nell'atrio che dà inizio al percorso espositivo.

"Il Sarcofago di Spitzmaus e altri tesori" è il progetto espositivo concepito da Wes Anderson - già ideatore del sopracitato Caffè Luce nonché regista di fama internazionale - e sua moglie, la designer libanese Juman Malouf. A volte le mostre in Fondazione tendono ad essere concettualmente articolate, autocelebrative, logorroiche.

Spesso chiedo numi ai ragazzi che vi lavorano per avere chiavi di lettura diverse dalla mia e poche volte sono rimasto deluso. Ragazze e ragazzi in gamba, preparati, educati e disponibili. Così dovrebbe essere il personale dedicato al customer care di qualsiasi azienda.

Mi capita di fare parallelismi tra la narrazione che avviene dentro le mura di una mostra e la narrazione che avviene nelle imprese per raccontare i propri progetti.

Chi si occupa di comunicazione deve necessariamente imparare a riconoscere diversi linguaggi e, a parer mio, tutti quanti ci occupiamo di comunicazione. Bisogna imparare a dire il giusto, né troppo né troppo poco.

Entro nello spazio dedicato al progetto : si snoda intorno al sarcofago di un toporagno risalente all'antico Egitto. Solo questo varrebbe il prezzo del biglietto. Intorno alla definitiva casa del toporagno ruotano quadri, marmi, pergamene antiche, pietre preziose, statuette di legno provenienti dai musei Kunsthistorisches e Naturhistorisches di Vienna.

La mostra vuole essere una riflessione sulle motivazioni che guidano l’atto di collezionare e sulle modalità con le quali una raccolta è custodita, presentata e vissuta.

Questo scopo se non viene detto sfugge. Se il visitatore non è preparato adeguatamente all'ingresso rischia di perdere le sfumature più importanti.

Se viene data una chiave di lettura diventa accettabile e digeribile vedere 538 oggetti provenienti da tutte le epoche e da tutto il mondo senza che abbiano una reale connessione tra loro.

Preparare il visitatore, preparare il cliente, preparare il pubblico al proprio messaggio.

Me ne esco dalla mostra, il cervello pieno, il cuore abbastanza sereno e nelle orecchie una canzone di Battiato che riassume l'esperienza appena vissuta mixata all'imminente giorno dedicato alla memoria dei cari estinti e che il mio subconscio non manca di sottolineare :

"Passano gli anni
I treni, i topi per le fogne
I pezzi in radio
Le illusioni, le cicogne
Passa la gioventù
Non te ne fare un vanto
Lo sai che tutto cambia
Nulla si può fermare
Cambiano i regni
Le stagioni, i presidenti, le religioni
Gli urlettini dei cantanti
E intanto passa ignaro
Il vero senso della vita
Si cambia amore, idea, umore
Per noi che siamo solo di passaggio"

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