' I serpenti I serpenti'
Un urlo in mezzo alla notte sveglio' i miei genitori.
L'urlo era il mio che dormivo in mezzo a loro.
Avevo 3 anni ed ebbi le allucinazioni.
Vedevo i serpenti …
Prima due grandi che mi fissavano, uno con le corna a fianco del letto dalla parte di mio padre, l'altra con le corna (sono certo fosse femmina) dalla parte di mia madre.
Poi i serpenti - bisce, vipere, serpenti a sonagli - li cominciai a vedere piu piccoli ma dappertutto.
Sui muri, sulle sedie, sotto i tavoli.
Mi portarono all'ospedale, si sa mai che all'asilo mi avessero dato del prosciutto all'LSD.
La dottoressa mi visitò e il suo braccio divenne istantaneamente un boa di 2 metri.
Mi tennero in osservazione per 10 giorni.
Mi occupavo di non scendere dal lettino recintato perché ero certo un'anaconda mi stesse aspettando nascosta sotto.
La diagnosi fu : intossicazione da uova.
Nel pomeriggio prima del mio viaggio psichedelico ero a pranzo da mia nonna e come dessert c’era la torta alle uova.
Penso ne usasse 345 e aveva le sembianze della Luisona descritta da Stefano Benni in Bar Sport. Troppe per un fegatino da infante.
Quelle torte alte morbide giallissime al cui confronto le American Apple Pie sono timide tartine da aperitivo.
Da allora Mia nonna Giovanna la associo alle uova.
Faccio un esempio. Mettiamo che veda un film con Giovanna Mezzogiorno.
Il mio cervello funziona così : Giovanna Mezzogiorno, Giovanna - Nonna , Mezzogiorno - Cibo - Nonna - Uova.
E’ un automatismo. Funziona come i cani di Pavlov.
Campanello - Cibo … Nonna Giovanna - Uova.
Ho avuto la fortuna di avere i nonni che quando non si occupavano di avvelenarmi mi hanno voluto davvero tanto bene.
Due nonni di campagna Giovanna e Danilo e due nonni di città Chiarina e Luigi.
L’orto dei miei nonni in campagna lo ricordo enorme.
Menta, rosmarino, prezzemolo e pomodori giganti. Profumi ancora aggrappati alle mie narici.
Ricordo i vermi anche quelli lunghissimi che mio nonno si premurava di dare a mio padre per andare a pescare balene credo date le dimensioni degli invertebrati.
Con una Graziella giocavo a fare il giro della casa cercando di non frenare ed evitare di toccare il terreno con i piedi senza schiantarmi alle curve ad angolo retto. I graffi che ho sulle nocche delle mani sono il tatuaggio indelebile che mi porto di quei pomeriggi.
Mia nonna di città la ricordo affacciata alla finestra che mi guardava allenarmi al campo di pallacanestro all'aperto che stava proprio sotto casa sua. Passava mezz’ore a vedermi palleggiare e io mi sentivo più forte. Perché l’attenzione silenziosa e amorevole può dare l'energia che neppure le parole di 1000 motivatori professionisti potrebbero infondere. Finivo, salivo a casa e bevevo il te’. Aveva modi gentili e pacati che a volte stento a credere di aver vissuto realmente.
Ho avuto la fortuna di viverli a lungo, ne mancano tre all’appello.
Se chiedo al mio cervello un’immagine che non siano delle uova a rappresentare i miei nonni mi presenta quella di mani aperte.
Mani aperte per accarezzare, per accogliere, per costruire, per donare.
Mani antiche che profumavano di generosità.
Auguri a tutti i nonni.
#2ottobre