Ho visto scorrere più piedi nudi smaltati sulle mie bacheche social che in spiaggia questa estate...
Lontano dal voler giudicare chi ha preso per una piattaforma "softporn" i social in questione riflettevo su come è facile farsi prendere la mano, o il piede in questo caso, dagli strumenti che la tecnologia ci ha fornito e su come la vana vanità sia tra i motori più accesi dei nostri tempi.
Vale sia per le immagini che per le parole si intenda.
Si è fatta un po’ di confusione tra l’essere significativi con l’essere popolari e onnipresenti.
Questa “sindrome da prezzemolo” è diffusa ed è da arginare per avere una comunicazione efficace, per non generare il silenzioso commento di chi ci legge : “Azz !… ancora …”
“Sono Qui “ “Sono Qui” sembrano gridare immagini e caratteri alla ricerca dell’attenzione effimera del prossimo.
A mio avviso non esiste un modo universalmente corretto e condiviso per utilizzare i social, esiste però la misura.
Ciò che funziona oggi, probabilmente sarà già superato tra un anno e un anno fa funzionava diversamente.
Parlo per esperienza.
E’ tutto troppo liquido per avere regole di operatività rigide.
Si sta assistendo a quel fenomeno di massa che si è già visto con i tatuaggi … da strumento di identità di alcuni popoli ed elemento di espressione di fette di popolazione disagiate a vero e proprio pot-pourri spesso insignificante di inchiostro da sfoggiare.
Oggi è più alternativo e significativo non averne.
Probabilmente si può allargare il concetto ad altre forme di comunicazione.
Sono strumenti di espressione di sé e in un modo o nell’altro comunicano qualcosa.
Quando c'è troppo rumore di fondo non vale la pena alzare la voce, ma fare un po' di silenzio di qualità potrebbe essere un buon modo per comunicare in modo differente.
La domanda che mi viene da porre è se siamo esattamente consapevoli di cosa stiamo comunicando quando pubblichiamo?
Siamo certi che la percezione che generiamo negli occhi e nelle orecchie di chi ci sta dando attenzione è ciò che vogliamo comunicare esattamente?
Tornando all'esempio del piede sopra ... Un piede innocente oggi, due selfie domani, un " prova costume superata" dopodomani per noi hanno un significato ... per chi ci legge probabilmente un altro.
Il troppo “stroppia” … sempre. Parlo per esperienza 2.
Dosare cio’ che si comunica è lo strumento per far percepire valore.
Mi piacerebbe sapere di che segno è la persona che ho davanti chiedendolo direttamente a lei/lui non perché lo trovo inciso sotto l’orecchio.
Stessa cosa vale per conoscenze e competenze … mi deve stuzzicare, incuriosire ciò che sai e che hai fatto mi deve venire voglia di chiedertelo e di approfondirlo di persona ... nulla di più.
La vanità per natura non è duratura e non è, il più delle volte, significante … ma lascia tracce.
La giusta misura è la vera sfida per essere realmente e profondamente significativi.