Guardavo mio figlio dormire, presi una sedia e mi misi vicino al letto per vedere le lenzuola alzarsi e abbassarsi al ritmo del suo respiro.
Il lampione del vialetto dava una luce che penetrava leggera dalla persiana.
Era una di quelle notti in cui sembra di avere una lama di ghiaccio in pancia.
Con la paura del giorno che sta per arrivare e le ferite da leccare del giorno appena trascorso.
Arrivano quei momenti in cui ti domandi “ ne è valsa la pena ? “ …”ma chi me l’ha fatto fare ?” e una profonda sensazione di scoramento si insinua sottopelle.
Sì arrivano … Più volte di quanto uno possa immaginare.
Le mille incognite, la consapevolezza di aver iniziato qualcosa più grande di te, la fragilità delle proprie risorse … il sapere di non sapere.
In quelle notti dove a prenderti a botte sono i tuoi “se” e i tuoi “ma” cerchi solo un angolo dove rifugiarti e fare uscire i “secondi”.
Sconquassato e appesantito da una lotta contro avversari più forti quali i pensieri sanno essere mi ritrovai a guardare mio figlio cercando di trovare un provvisorio centro di gravità.
Quando i pensieri vanno troppo veloci e sono inquinati da emozioni velenose c’è da fermarsi e fare andare più piano il cuore … più piano … e trovare un nuovo livello di connessione.
Una connessione con te stesso, con la pancia, con le viscere, con il tuo ritmo e quindi di riflesso con il Tutto che ti circonda.
Guardavo mio figlio respirare e il mio cuore prese d’un tratto lo stesso ritmo.
“Non mollo fosse solo per dare giustizia al tempo che ho tolto a noi “
Come il sole che d’improvviso si libera dal giogo di nubi che ne offuscano la luce così la profonda motivazione, il desiderio puro si ridestano nonostante i pensieri e le emozioni distruttive.
Connessione è una di quelle parole magiche da tenere a mente per far risplendere il sole.