Se analizzo la mia vita personale/professionale riconosco che ci sono state fasi in cui ho sentito disperatamente il bisogno di cambiare e di migliorare; se rifletto sulle persone che ho incontrato riconosco di aver scorto del potenziale che alcuni non sanno nemmeno di avere.
Essere “coachable” è una caratteristica importante da cui dipende il successo o il fallimento di un percorso di coaching. Non è solo una questione di allenatori, ma anche di persone che vogliono essere allenati.
Essere “coachable” tradotto letteralmente "allenabili" è un’impostazione mentale più che fisiologica e condizionante.
Una persona “coachable” sia si riconosce perché tende ad acquisire continuamente competenze e abilità, sa dove si trova e dove vuole arrivare, e diventa allo stesso tempo un esempio positivo per gli altri.
Se questa mentalità non esiste, se c'è un rifiuto costante all’innovazione e fiuta la paura del cambiamento siamo davanti all'impossibilità di trasferire e allenare nuove conoscenze e competenze.
Pensare di sapere già tutto e di avere sempre ragione, polemizzare sui feedback e assumere atteggiamenti difensivi sono alcune delle spie di una persona non permeabile al cambiamento. Potrebbe essere semplicemente una fase, ma in quel momento l'apertura nei confronti di modifiche operative e di pensiero non sono possibili o quantomeno sono molto complesse.
Se una persona non è motivata o interessata a raggiungere un certo obiettivo e che pensa che la riflessione e il fermarsi per fare strategia sia una perdita di tempo è probabile che nessun allenatore possa aiutarla. Nessuno può aiutare a fare bene qualcosa a qualcuno che non ha intenzione di farla realmente.
Riassumendo, è coachable una persona di natura o che stia attraversando una fase di vita:
• Determinata – che desidera veramente, con tutte le forze di ottenere un cambiamento e non semplicemente un risultato.
• Umile – che sia permeabile ad accettare altri punti di vista oltre al proprio, senza pregiudizi; che sappia ascoltare attivamente e sia in grado di creare rapporti costruttivi; che sfrutti ogni occasione per imparare e crescere in ciò che desidera migliorare, che non pensi di sapere già tutto o di non aver nulla da imparare dal suo interlocutore; che accetti i feedback nell’ottica di un confronto proficuo e li trasformi in occasioni di riflessione
• Che crede in ciò che fa – non c’è spazio per dubbi, crederci veramente fa la differenza. Come si può raggiungere un obiettivo, superare ostacoli, coinvolgere facilitatori se non ci si crede realmente e per primi a ciò che si fa?
• Consapevole – che sappia dove si trova e dove vuole arrivare. E che riconosca di avere necessità di un aiuto esterno per sprigionare il potenziale bloccato.
• Proattiva – che metta in pratica le azioni. Forse la più importante delle caratteristiche. Come fai a sapere se un concetto, una strategia decisa o uno strumento funzioni se non metti in pratica?