Uno degli effetti della comunicazione social è stata l'esplosione dell'utilizzo di citazioni. Parole che si condividono per sottolineare concetti ed esprimere sentimenti.
Frasi dette da personaggi più o meno illustri che sono diventati i succedanei dei vecchi proverbi usati delle generazioni estinte. Delle uova di lompo pronte da servire per ogni occasione.
Non ci trovo nulla di sbagliato intendiamoci nell'uso di queste.
Ma il passo dall'uso all'abuso è breve ... le sostanze stupefacenti lo insegnano.
Forse è proprio l'effetto stupefacente che si cerca nel citare quell'imprenditore o quell'altro uomo in grado di cambiare le coscienze. Una frase di Jobs o di Gandhi, o della Fitzgerald non si nega a nessuno.
Il punto è che queste citazioni sono trite e ritrite e i contesti disparati in cui le si riportano sono lontane anni luce da quelli in cui sono state pronunciate tali parole.
L'effetto può essere controproducente. Nell'oceano rosso che è diventato il mondo social, usare le stesse citazioni che usa la maggior parte dei partecipanti alla rete è squalificante.
L'originalità è, suo malgrado, un valore aggiunto; se non il valore aggiunto in assoluto in ottica di personal branding. Gli occhi e le orecchie non si posano su ciò che sono abituati a scorgere e ad ascoltare. Servono scosse di originalità.
Se si cerca l'innovazione bisognerebbe cominciare da questi piccoli dettagli.
Se voglio distinguermi devo usare strumenti e modi diversi.
Ci sono milioni di persone che hanno detto cose interessanti non solo le 20 persone le cui parole scimmiottiamo pedissequamente ... anzi dirò di più forse quello che abbiamo da dire che ci appartiene e che è figlio delle nostre idee, delle nostre esperienze e dei nostri pensieri potrebbe risultare più interessante.