Non c'è da sentirsi dei privilegiati: capita a tutti, più volte nell'arco di una esistenza.
Quando capita pare sia riservata solo a te quella ferita: corri, non vedi con chiarezza dove stai andando poi inciampi, cadi e ti sbucci il cuore.
In realtà è un'esperienza democratica. Già scritta nelle premessa della vita, prima del capitolo uno. In quelle prime pagine dove vengono riportate citazioni e dediche: 'A Sara, Marco, Giuseppe, Ingrid con l'augurio di trovare il giusto balsamo".
L'azzurro è più azzurro, il grigio è più grigio: basta guardare il cielo per capire che è lui ad aver inventato il colore. La vita batte più intensa nello spazio tra depressione ed esaltazione. L'oscillazione diventa meno ampia e si ristabilisce un nuovo equilibrio, 'una nuova normalità' come piace definirla oggi.
Ora ci siamo sbucciati il cuore tutti insieme. Cerchiamo solidarietà tra pari e dispari. Alcuni con l'intimo e non rivelato pensiero di meritarsi una attenzione prioritaria.
Il cuore soffre quando perde qualcosa che lo riempiva: una persona, un lavoro, una sicurezza, un'abitudine. Quando si crea uno spazio di vuoto.
Se si è abituati a guarirsi le ferite da soli, al vuoto e al silenzio, non spaventa più del dovuto avere il cuore da sistemare. Chi è già andato contro il muro è più sereno di chi non lo ha già fatto. Sa che ci si fa male e conosce il bruciore dei tagli e sa che non durerà per sempre.
Pazienza ... le ferite si cicatrizzano all'aria con il tempo. La penicillina dell'anima è fatta di tempo e silenzio.