Di solito quando ceno fuori con mio figlio, so che metà delle cose che ordina le devo finire io.
Forse è questo il motivo di qualche kg in più. Sì lo so, me la sto raccontando.
Quindi tiro un sospiro di sollievo quando non prende il dolce optando per una mini coppetta allo zafferano da Cesare. L’ho già aiutato a finire la paella, pensare di smezzare la crema catalana il 4 luglio mi ha già fatto mettere 4 etti al solo pensiero.
Ci alziamo, paghiamo, salutiamo e ci dirigiamo verso la gelateria.
Decidiamo di prolungare la serata facendo una passeggiata.
Passiamo davanti al Collegio Borromeo, poco distante da casa, è serata di gala.
Siamo in shorts entrambi, dico che forse non è l’abbigliamento giusto per entrare ma la serata è terminata e quindi si presenta l’occasione per fargli vedere uno dei cortili più belli di Pavia.
Non sapevo cosa avesse avuto luogo vedo solo tante sedie e un pianoforte sul palco e un capannello di persone che sta venendo verso di noi.
“Vittorio Sgarbi” dice mio figlio e il suo labiale viene catturato dalla pianista Gile Bae che richiama l’attenzione del critico di Ferrara.
Il capannello di persone si ferma, Sgarbi comincia a fare domande a mio figlio che si fa trovare pronto e risponde forse per evitare dei “Capra, capra, capra” nel caso di titubanze a rispondere “quanti anni hai?”.
Sgarbi ci presenta tutto il gruppo, “Lei è mia sorella Elisabetta è lei che ha organizzato tutto, lei è la bravissima pianista Gile Bae, lei è la mia assistente, quello è il rettore del collegio Alberto Lolli, là seduto c’è lo scrittore Andrea Moro …” “Sì, Andrea lo conosco” dico “ e lui ha vinto il premio Strega ieri” “Sandro veronesi” faccio io “sto ascoltando l’ audiolibro “Il Colibri”.
Vorrei chiedergli tante cose del libro che sto ascoltando ma mi trattengo, intanto Vittorio, (ormai sento che sta montando la confidenza e tra poche parole capirete che non sbaglio) mi dice: “Stronzo, ti sembra questa l’ora di arrivare? …” Mi giustifico dicendo che ci hanno messo un po’ a servirci altrimenti di certo non ci saremmo fatti sfuggire un evento di cui onestamente non sapevo nulla.
Mio figlio è divertito, Vittorio gli si rivolge e gli dice: “Ricordati di disubbidire, per ottenere qualcosa devi disubbidire”. Io cerco di buttare acqua sul fuoco e rispondo “ Vittorio meno enfasi, questo è già sulla buona strada”, lui colorisce la risposta e termina chiedendomi “Hai già preso il libro?”. Vittorio Sgarbi ottimo venditore, segnatevelo.
“Sono venuto apposta, dove si comprano?” non vorrei anche io terminare la serata con “capra, capra, capra” che mi suona nelle orecchie.
Prendo il suo libro, quello di Sandro Veronesi e “Il segreto di Pietramala” dell’amico Andrea Moro, un libro quest’ultimo che voglio leggere da tempo e che mi accompagnerà questa estate.
I tre scrittori Sgarbi, il due volte premio Strega Veronesi il premio Flaiano e Prose Andrea Moro ci raggiungono al tavolo dei libri e ciascuno autografa il proprio libro con dedica a Mattia.
Sgarbi sottolinea il concetto detto sopra, “A Mattia perché disubbidisca”, Veronesi e Moro scrivono entrambi “A Mattia futuro scrittore”.
Sono questo genere di momenti che possono fissare delle direzioni. Non so cosa vorrà fare da grande mio figlio, ma so che ora ho un’ancora per fargli credere più in sé stesso, che il suo libro scritto durante “il lockdown” può essere un piccolo mattone su cui costruire una sua passione. Perché se ti dice tuo padre o tua madre qualcosa lo ascolti in un modo diverso di quando la stessa cosa te la dice un estraneo soprattutto se autorevole. Perché se incontrerà difficoltà alle superiori nei temi potrò sempre dirgli di ricordarsi questa serata e ciò che tre scrittori avevano scritto di lui.
Ancora mi stupisco di come l’esistenza intrecci in modo casuale situazioni e significati, di come l’equilibrio tra pianificazione e casualità possa generare gioia e leggerezza, di come passato presente e futuro siano una bolla in cui fluttuiamo.
I libri li ha portati a casa Mattia tenendoli in mano, o meglio con due mani e raccontando a chiunque incontrasse l’episodio.
Ora è un briciolo più consapevole di avere un tesoro da custodire.