Bastarono due piccoli morsi per anestetizzare la bocca.
Il fuoco che venne sprigionato bruciò tutte le papille senzienti.
Erano polpette di carne di agnello con peperoncino e spezie. O forse è più corretto dire che erano polpette di peperoncino e spezie con dentro della carne di agnello.
La lingua ardeva, la gola cercava aria, gli occhi lacrimavano.
“Pani Pani” mi ritrovai ad implorare tra le risate degli altri commensali… “acqua acqua”; una volta messa in bocca l’incendio cominciò ad attenuarsi per poi divampare nuovamente con maggiore vigore.
Non avevo mai provato un disagio cosi forte in bocca, fastidioso, quasi doloroso e apparentemente senza fine.
Mi alzai come per trovare una via di fuga da quell’inferno orale ma le fiamme non si consumavano
Mi salvai, semplicemente attendendo che il vigore del caldo si estinguesse: non sentii più nessun gusto per tutta la cena.
Si sarebbe dovuto chiamare Reggio Calcutta il ristorante perché cibo così piccante lo trovi solo in Calabria o in India.
E infatti mi trovavo a Jaipur in un bel locale, con servizio di posate d’argento, camerieri vestiti in abiti tradizionali, un elefante all’interno, giocolieri e acrobati bambini e un mangiatore di fuoco al quale avrei voluto chiedere se avesse mangiato anche lui quelle polpette.
In quel giardino c’era un piccolo riassunto del Rajasthan.
Tutte le contraddizioni di una terra impossibile da non amare.
Cibo e miseria, lusso e povertà tra queste.
“non dovevi berci sopra” mi dissero gli amici seduti al mio tavolo scuotendo la testa nello stile indiano.
A volte è meglio non cercare soluzioni ma lasciare che i problemi si snodino prima da soli e poi intervenire. C’è un tempo giusto anche per metterci del proprio.
Se il tempo è sbagliato le soluzioni che si pensa di apportare possono aggravare lo stato originario e allontanare la risoluzione definitiva.
Porta pazienza.
L’India è stato il posto giusto per imparare questo.